Luisa Pianzola
Il punto di vista della cassiera
LietoColle – pordenonelegge.it, 2020
Collana Gialla Oro
Postfazione di Augusto Pivanti
pp. 85, euro 15
disponibile in e-book su Google Play, Apple Books, amazon.it
«”Bella vita di pane/ e menta”: i componimenti brevi, i versi piani, il fraseggiare quieto: chiara è la volontà, in questa poesia, di azzerare gli artifici per ritrovare la naturalità del parlare, ma ecco, di colpo arriva lo scarto, l’accostamento impensato e tutto cambia di segno. Così, già nella prima poesia dove “fonema”, termine tecnico della linguistica, interviene in modo tranquillo, e tuttavia inatteso, nei versi “il vociare della domenica/ stilli l’ultimo fonema notturno.” […] »
(da Adriana Ferrarini, Dipende da dove si guarda: Il punto di vista della cassiera di Luisa Pianzola, Carte sensibili, 10 luglio 2021)
«La ricerca di Luisa Pianzola ha il dono di leggere il mondo attraverso il filtro dell’esperire quotidiano: non poesia della quotidianità come fine, ma come mezzo. L’autrice infatti racconta, con un verso narrativo mai banale, atti, cose, situazioni come se intervenisse una sorta di lente deformante nel tessuto poetico a restituire al lettore l’idea di un mondoi illeggibile se non attraverso il filtro della situazione paradossale o dell’atto che genera lo scarto tra vissuto e percepito. Ne deriva la sensazione di essere parte noi stessi di quel mondo, a nostra insaputa. E tutto con naturalezza, quasi vivessimo un secondo prima ciò che accade e ne percepissimo il mistero o l’incompletezza».
(Ivan Fedeli, Motivazione Menzione Speciale Premio lago Gerundo 2012)
Luisa Pianzola
Una specie di abisso portatile
La Vita Felice, Milano 2015
Collana Le Voci Italiane
Postfazione di Mario Santagostini
pp. 92, euro 13
info e acquisti: www.lavitafelice.it
Ibs, Amazon
Dalla postfazione di Mario Santagostini:
« […] La poesia di Luisa Pianzola mostra di gravitare attorno alla lingua viva. Certo, non mancano i prelievi dalle memorie letterarie testate […]. In ogni caso, se c’è da segnalare una nota caratteristica della scrittura, questa andrà rintracciata nelle innumerevoli discese dai codici letterari verso idiomi più bassi, prossimi al parlato. Con varie incursioni nel terreno degli idioletti gergali, nei tecnicismi, a volte nel dialetto. L’esito complessivo è una lingua poetica che, giocando su pesi e contrappesi, su eccessi e reticenze, tende all’equilibrio e, di fatto, lo raggiunge con naturalezza d’artista. La lingua di Luisa Pianzola è zeppa di situazioni fluide, sospese tra senso e non-ancora-senso. Direbbe il tecnico: è zeppa di situazioni produttive. È lingua viva, insomma.
Vivissima. Ancora in fieri, in evoluzione permanente. Dove ‘l’espressività prevale sulla mimesi’.
Ho già definito Luisa Pianzola autrice antinarcisista e disforica come pochi. Questo libro, adesso, sembra confermare tutto.»
Selezione critica
Angela Caccia, 1 luglio 2016, recensione a Una specie di abisso portatile su Versante Ripido
Meeten Nasr, febbraio 2016: «[…] Questo libro così aspro e forte ha opposto resistenza con ostinazione ai miei vari tentativi di leggerlo, interpretarlo, e – potrei dire – addolcirlo. E ancora oggi, dopo varie letture e riletture, non sono ancora ben sicuro di essere all’altezza del compito. […] Mi chiedevo: Cosa c’è che “va morendo” nella citazione di Houellebecq? O perché quell’elenco divagante delle Aigues Mortes?) […] Questo alimentava l’illusione che il testo critico di Santagostini, se consultato subito e non dopo la lettura del libro, avrebbe portato in me più luce. Ma mi era sembrato sleale stabilire “un’intelligenza col nemico”. Sono poi arrivato alla meritoria postfazione che si conclude attribuendo a te la responsabilità di “un discordo zoppo… in cui si aprono delle faglie, dei buchi di non-senso… dei virus” e ci richiama “a una analisi più attenta della situazione”. Difficile non condividere le impressioni di Santagostini. Però è altrove che, secondo me, va cercato ilo tuo “parlato metrico in poesia”: per esempio tra le impennate di quel tuo linguaggio disseccato, un po’ amaro, molto femminile, di sola andata (come dici tu) impiegato da te in Miniserie che, a mio parere, è qui l’opera più tua e forse la migliore e più completa del libro. […] Al di là delle tue barriere linguistiche restano in attesa una gran quantità di scenari visionari apparentemente di common sense ma sostanzialmente angosciosi e scarsi di giustificazione. Eppure si è obbligati a riconoscere che proprio questo è il generatore centrale della tua imponente creatività poetica. In questo territorio linguistico asciutto e antiretorico ricorre infatti questa domanda: “Perché proprio così, senza determinabili premesse e/o conseguenze? Può la poesia guidarci nell’ignoto senza un contenuto condivisibile anche se in simbiosi col tutto?”»
Giampiero Neri, 15 luglio 2015: «Un buon libro, pieno di cose e di umori, e quel verso “Chi lo sa perché si sentono questi passi domenicali,/ anche il lunedì”, è un colpo d’ala.»
Piera Mattei, 5 giugno 2015: «Nel libro “Una specie di abisso portatile”, di Luisa Pianzola, un’autrice che seguo da anni, una poesia mi piace, tra le altre, molto. Esce dal suo stile più consueto. Parla del vivere e anche del fare poesia: Solo sincerità ed essere onesti./ L’ho chiesto a un bruco e lui mi ha detto anch’io/ vivo dell’effetto che mi fa la vita, anch’io esprimo/ il vivere imperfetto e il mio avanzare/ circospetto come il tuo aspira a sigillare la giornata/ tra azioni incerte e movimenti a spanna.// Eppure un travolgente amore/ un orgoglio del mio essere qui a dire e non dire/ a cercare con pena la verità./ Io mi spello le mani tendo l’orecchio/ per provare il vero mi usuro il ventre/ a furia di raschiare un suolo poco scivoloso/ e cado, pur dalla mia infima statura/ e mi rialzo e temo come tutti voi/ e so poco o nulla del mondo.»
Angela Caccia, 25 novembre 2015, recensioni a Una specie di abisso portatile, il ciottolo
Luisa Pianzola
Il ragazzo donna
La Vita Felice, Milano 2012
Collana Le Voci Italiane
Presentazione di Piera Mattei
pp. 120, euro 14
info e acquisti: www.lavitafelice.it
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Dalla prefazione di Piera Mattei:
[…] Viene usata una tecnica di nascondimento, di ellissi del fatto, che quasi per intrinseca necessità qui precede la scrittura e vi resta implicito. Si tratta di una sorta di ruminazione, che non vorrebbe, fin dove è possibile, dare conto di quanto è all’origine di una riflessione-riflesso. Non vuole dire (non subito) a cosa alluda un certo dettaglio, un certo sguardo appuntato sulla pagina. Una voce ventriloqua? Una voce che eccede nella sprezzatura fino a creare l’enigma? […] Luisa Pianzola con Il ragazzo donna sigilla una sua forte e originale poetica. Parla con brevi frasi che non conoscono speranza ma, ciò nonostante […] si aggirano tra gli oggetti quotidiani, tra la gente, e soprattutto tra le idee. Queste a loro volta, prima di essere affidate alla pagina – mentre i fatti restano occultati e lontani dalla scena – subiscono un processo di scarnificazione e lima. Procedimento attuato con pazienza e perfezione […] in un clima di calma piatta che copre e precede il respiro della burrasca.
Selezione critica
Piero Marelli, dicembre 2017: «(…) C’è nella scrittura di Luisa Pianzola una ragione profonda del dire, una ragione che viene dopo tutte le avventure liriche novecentesche, un bisogno, cioè, di ricomporre le parole della poesia in una “ricostruzione di senso”, dove lirica e antilirica si ricompongono in una diversa necessità. Non è una parola privata, ma la parola che la storia, o forse solo gli avvenimenti dei nostri anni, ci ha lasciato. Un’eredità da mettere continuamente in gioco: “dammi meno di un secolo di tempo e ti trasformo come si deve”, un passo che, penso, racchiude la sua poetica all’interno di una concretezza che a volte lascia sbalorditi, altre, con il desiderio di fare i conti con la sua poesia. C’è, inoltre, un bisgono di ricompattare la scrittura, non certo per un ritorno all’ordine o per una nostalgia del bel dire, che sarebbe niente, ma soltanto, e decisamente, per “ridare” un significato alla nostra condizione, dentro una confessionalità “spudorata” che trascina e commuove. E’ quella che Piera Mattei definisce la sua “ruminazione” (…)».
Il ragazzo donna offre una poesia di grande respiro e una scrittura originale, frutto di una ricerca e di una visione che si segnalano per profondità, rigore e compattezza. L’opera è studiata, lavorata e discende da uno stile aneddiano qui reso meno gelido e meno dolente (motivazione 2° classificato Premio Oreste Pelagatti 2013).
Roberto R. Corsi, Da Miniserie a Il ragazzo donna: la mia lettura a ritroso di Luisa Pianzola, novembre 2012 (pubblicato anche su www.lavitafelice.it)
Alessandra Paganardi, recensione a Il ragazzo donna, “Il Monte Analogo”, a. IX, n. 15, ottobre 2012
Mariella De Santis, 29 settembre 2012: «Dalla lettura dei due libri di poesia Salva la notte e Il ragazzo donna ho ricevuto gioia e stimolo all’attenzione. Bello l’uso della lingua, non ovvio quello della struttura prosastica. Superano alcune esperienze in corso che hanno prodotto degli ibridi che non sono né prosa né poesia. Ho apprezzato la capacità di tenere il passo quietamente lirico anche su soggetti antilirici per convenzione».
Umberto Piersanti (Presidente Giuria Premio nazionale Alpi Apuane 2012), 15 settembre 2012: «Il ragazzo donna si snoda attraverso un percorso architettonicamente costruito, segnato da citazioni che vanno al di là del mero dettaglio. La storia si organizza tra nascondimenti e porta il lettore ad aprirsi a personaggi, eventi ed idee con una sintassi semplice ed un lessico nudo ed essenziale». (motivazione terzo classificato)
Stefano Raimondi, recensione a Il ragazzo donna, “Pulp Libri”, n. 98, luglio-agosto 2012.
Roberto Deidier, 13 luglio 2012: «Ho letto Il ragazzo donna e mi è piaciuto molto. La poesia in prosa mi attrae da sempre e questo mi colpisce ancora di più quando le immagini non sono in-pensiero, per intenderci, ma sono immagini pensate che si riflettono nel doppio tipografico. È anche bello che l’azzurro della poesia si faccia cobalto e sia portato al massimo di tensione, intrappolato sul suo stesso limite, prima che esploda nell’oscurità di una notte tutt’altro che simbolica».
Alberto Mori, riflessioni su Il ragazzo donna, 5 giugno 2012 (pubblicato su www.lavitafelice.it).
Giampiero Neri, 21 maggio 2012: «Il ragazzo donna, un impegno difficile e coraggioso».
Luisa Pianzola
Salva la notte
La Vita Felice, Milano 2010
Collana Sguardi
Prefazione di Gabriela Fantato
Postfazione di Mario Santagostini
pp. 104, euro 12
info e acquisti: www.lavitafelice.it
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Dalla prefazione di Gabriela Fantato:
«Libro scabro e tagliente questo di Luisa Pianzola, che ha scelto un linguaggio scarnificato, ridotto all’osso, acuminato e insieme sedimentato, tanto che in questi versi la lingua, talvolta, si fa prossima all’afasia, senza mai però che ci sia un reale lasciarsi andare al fascino del silenzio, senza assecondare l’impossibilità del dire. Il lessico in Salva la notte è frutto di un attento lavorìo della poetessa che ha tolto ogni dimensione lirica e sentimentale dal suo linguaggio, così come ogni ombra di retorica, scavando dentro al parlare quotidiano per dar forma a una lingua capace di testimoniare la condizione di deprivazione e abulia, di insignificanza e vuoto in cui viviamo».
Dalla postfazione di Mario Santagostini:
«Di fronte al dolore, Luisa Pianzola non intravede soluzioni catartiche o pretesti per slanci lirici. Dunque, il lettore di Salva la notte non deve aspettarsi lais o tensioni tragiche. In verità, l’intero libro è il canzoniere d’un rassegnato adattamento a una vita dove, ormai, “nulla è incerto”.
A volte, viene chiamato direttamente in causa il male. Come qualcosa di assoluto, astratto. Freddo e senza ragioni. Che impregna il vivere, attraversa le situazioni, si attacca a tutto. È corrosivo, sta dovunque. Il suo paradosso consiste nell’essere tanto ovvio e abituale da non venire nemmeno notato. Perché si vive sotto il suo segno e lo si respira, ma si va avanti come se non esistesse. E raccontare il male equivale a raccontare la vita di tutti i giorni. Senza enfasi. Anzi, mantenendo un tono descrittivo, quasi asettico. Il risultato è un libro anomalo e disforico come di rado accade di leggerne.»
Selezione critica
Stefano Guglielmin, recensione a Salva la notte in Blanc de ta nuque. Uno sguardo (dalla rete) sulla poesia italiana contemporanea (2006-2011), Stefano Guglielmin, Le Voci della Luna, Sasso Marconi 2011
Elena Fiume, recensione a Salva la notte, “Il Segnale”, n. 90, novembre 2011
Elio Grasso, recensione a Salva la notte, “Poesia”, anno XXIV, giugno 2011, n. 261
Stefano Guglielmin, recensione a Salva la notte, in Punto – Almanacco della poesia italiana, n.1, 2011, Puntoacapo Editrice 2011, p. 49.
Angèle Paoli, Luisa Pianzola / Salva la notte, pagina dedicata all’autrice sul sito di poesia francese Terres de femmes, 30 gennaio 2011
Davide Nota, I canti notturni di Luisa Pianzola , «Il Resto del Carlino», 30 gennaio 2011
Raffaele Piazza, recensione a Salva la notte, “Poièin”, 2010
Gio Ferri, recensione a Salva la notte, ”La Mosca di Milano”, n. 23, dicembre 2010
Stefano Guglielmin, Luisa Pianzola, sito Blanc de ta nuque, 16 dicembre 2010
Alberto Mori, recensione a Salva la notte, “Le voci della luna”, n. 48, novembre 2010
Stefano Raimondi, recensione a Salva la notte, “Pulp Libri”, n. 87, settembre/ottobre 2010
Pianzola, dolore senza catarsi, «Il Mattino», 29 agosto 2010
Matteo Fantuzzi, recensione a Salva la notte, «La voce di Romagna», 2 agosto 2010
Italo Testa, 21 giugno 2010: «… Mi è sembrato un lavoro molto ben equilibrato e risolto in tutte le sue parti, con una tonalità “disadorna” di fondo – in questo senso Un altro mondo è la, disadorno mi sembra un testo chiave – che fa da basso continuo, e lascia quel “sentore sapido tra i denti e la lingua” che così esattamente viene descritto nella prima sezione. Tra tutte, la prima e la terza sezione mi son rimaste impresse più vividamente, forse perché “il tempo delle cose” è ritmato proprio dalle demolizioni e delle spoliazioni, in cui peraltro mi pare di cogliere non solo una luce “cattiva” e “negativa”, ma anche un azzeramento salvifico, una pulitura che fa emergere una qualche forma di nitore essenziale».
Gianni Turchetta, agosto 2009: «… Ho letto Salva la notte, e l’ho molto apprezzato. Ho ritrovato la bella mescolanza di intensità e sobrietà espressiva di Luisa Pianzola, per certi aspetti ancora più rigorosa. E’ un bel libro, convincente, maturo. Rispetto a La scena era questa ho trovato un ulteriore accrescimento (mi pare) dei riferimenti intertestuali, idest delle citazioni (implicite, come si conviene allo stile dell’autrice). Mi verrebbe da dire che Salva la notte è per molti aspetti più narrativo (seppure di una narratività programmaticamente contratta). Mi pare un libro rigoroso, sotto molti punti di vista. A cominciare dal divieto di concessioni alla facile cantabilità, con tutto quello che ciò implica (sul piano estetico e sul piano, strettamente interconnesso, etico)».
Luisa Pianzola
La scena era questa
LietoColle, Faloppio 2006
Collana Aretusa
Prefazione di Gianni Turchetta
pp. 90, euro 13
info e acquisti: www.lietocolle.info
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Dalla prefazione di Gianni Turchetta:
«Fin dall’avvio di questo nuovo libro, Luisa Pianzola mette in scena (è il caso di dirlo) un mondo poetico profondamente coeso nelle sue immagini ricorrenti e nei suoi procedimenti caratteristici (…) Ma sempre intervengono auto-coscienza, e pudore, verso il troppo concedersi, nelle forme e nei sentimenti, e anche (è un merito) verso troppo scoperte esibizioni di fonti letterarie. Così che una poesia come Un buon inizio, con un incipit petrarchesco, ribadito da echi leopardiani e contrappuntato da un’esplicita citazione pasoliniana, appare come una felice eccezione: utile, per il lettore, anche a capire il reale spessore di una poesia così manifestamente orientata verso “lo stile semplice”.»
Selezione critica
Piera Mattei, Non date sepoltura alle anime, in L’immaginazione critica, Zone Editrice, Firenze 2009, pp. 155-157
Gianfranco Fabbri, Dinoccolata n.1, riflessioni e poesie da La scena era questa, sito La Costruzione del verso & altre cose, 14 maggio 2007
Fortuna Della Porta, recensione a La scena era questa, “Polimnia”, anno III, nn. 9-10, gennaio-giugno 2007
Piera Mattei, recensione a La scena era questa, “Pagine” n. 48, agosto-ottobre 2006
Stefano Raimondi, recensione a La scena era questa, “Pulp Libri”, n.63, sett.-ott. 2006
Massimo Sannelli, recensione a La scena era questa, sito Microcritica, 15 settembre 2006
Anna Grazia D’Oria, recensione a La scena era questa, “L’immaginazione” n. 223, luglio 2006
Vincenzo Ananìa, Impressioni su La scena era questa, 2006
Alberto Mori, Una soggettiva animata, sito LietoColle, 28 giugno 2006
Gio Ferri, recensione a La scena era questa, sito LietoColle, 12 giugno 2006
Mariacristina Gaggiani, recensione a La scena era questa, sito LietoColle, 28 maggio 2006
Luisa Pianzola
Corpo di G.
LietoColle, Faloppio 2003
Collana I Quaderni
Prefazione di Maurizio Cucchi
pp. 40, euro 10
info e acquisti: www.lietocolle.info
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Dalla prefazione di Maurizio Cucchi:
«Già a una lettura superficiale risulta evidente la qualità dei versi di Luisa Pianzola, e il temperamento forte, inquieto, di questa poetessa. Più difficile coglierne un dato centrale, un nucleo tematico a cui ricondurre il susseguirsi di spunti e motivi che presenta questo libro. Ma rileggendo meglio si nota che non è affatto un limite, ma un segno della complessità, della ricca articolazione interna dei suoi percorsi poetici. Si vede bene che l’esperienza si deposita sulla pagina in immagini la cui concretezza le fa sembrare quasi cose, dando loro una sorta di consistenza fisica che impegna il lettore in un vivo attrito.»
Selezione critica
Matteo Fantuzzi, recensione a Corpo di G., Fuoricasa.Poesia, bollettino n. 4, 2004
Giovanni Tuzet, recensione a Corpo di G., “Atelier” n. 33, marzo 2004
Fabio Ciofi, recensione a Corpo di G., sito LietoColle, 18 febbraio 2004
Serena Scionti, motivazione Premio Dialogo 2004
Piera Mattei, recensione a Corpo di G., “Pagine” n. 39, settembre-dicembre 2003
Roberto Carifi, in “Poesia”, n. 178, dicembre 2003, p. 78
Luisa Pianzola
Sul Caramba
Sapiens Edizioni, Milano 1992 (oggi edito da Casagrande, Fidia, Sapiens Editori Associati)
Prefazione di Luciano Conosciani
pp. 112
per acquisti: ebay
Dalla prefazione di Luciano Conosciani:
« (…) Una struttura del linguaggio mai casuale, ma sempre frutto di una rigorosa ricerca e di un artigianale lavoro sulla materia fornita dal talento naturale; l’architettura attraverso la quale gli elementi strutturali si compongono nel testo poetico e ne fanno un evento compiuto, anche quando sollecitano una più o meno ampia gamma di variabili interpretative (…). A questo si aggiunga il colore, sempre presente, che trae la sua origine dall’essere Luisa Pianzola anche pittrice, con una visione della realtà non limitata al bianco e nero. Ma non vi sono mai contrasti violenti di colore: non appaiono né drammi conclusivi, né esaltazioni purificatrici. Le sue rose gialle, di infinite sfumature e tonalità, si arrampicano su tutta la sua costruzione poetica e la circondano di un‘atmosfera morandiana.»
Altre pubblicazioni
Luisa Pianzola
Prima del Progetto.
Disegni della formazione di Alberto Sartoris 1914-1926
Sapiens Edizioni, Milano 1993
(oggi edito da Casagrande, Fidia, Sapiens Editori Associati)
Collana Sapiens Architettura e Arte
pp. 236, euro 32
Luisa Pianzola
Alberto Sartoris, da Torino all’Europa. La formazione torinese e il problema dell’integrazione delle arti nell’architettura
Alberto Greco Editore, Milano 1990
Collana I Compassi
Introduzione di Alberto Sartoris
pp. 132, euro 20.66
Dall’introduzione di Alberto Sartoris:
«Luisa Pianzola ha molto bene evidenziato che la nuova architettura ha modernizzato, mutandole, anche le ragioni fondamentali delle espressioni formali. Tale architettura accentra, infatti, le proprie ideazioni nei distinti elementi di una ricerca che l’immaginazione esalta e libera dal canovaccio delle abitudini, Nella sua analisi, l’autrice avverte, insomma, che il disegno architettonico è, per essenza e necessità, un linguaggio sperimentale e strumentale, il quale delinea le qualità inventive di concetti i cui innesti considerano l’architettura come pensiero e non solamente come costruzione.»
Dizionario del Design Italiano
Cantini 1995
(in collaborazione con Anty Pansera, curatrice della pubblicazione, e autori vari), Cantini, Gruppo D’Adamo Editore, Milano 1995, pp. 381
Alberto Sartoris, chiese 1920-1995. Dalla Cappella Bar a Tor Tre Teste, Roma, Gangemi 1997
A cura di Daniela Pastore, con una nota di Luisa Pianzola, Gangemi Editore, Roma 1997, pp. 64